SMETTO QUANDO VOGLIO
Smettere di giocare non è facile.
Non è stato facile nemmeno per Micheal Jordan, il più grande di tutti. MJ si è ritirato una prima volta dopo il three-peat del 1993 per darsi al baseball, ma è tornato in campo per un altro three-peat (per fortuna, perché il baseball non gli veniva benissimo) e un altro ritiro nel 1999. Poi è tornato ancora nel 2001 con la maglia dei Washington Wizards per ritirarsi definitivamente al terzo tentativo nel 2003, a 40 anni.
Anche io, nel mio piccolo, ho annunciato il ritiro diverse volte prima di riuscirci veramente quest’anno a 41 anni. Da giovane ho sempre pensato: “Mi ritirerò nel momento migliore, per lasciare un bel ricordo di me in campo!”. Le cose poi, in effetti, non sono andate esattamente così: è arrivata la A2 comoda vicino a casa con gli allenamenti solo alla sera, poi la B dove ci sono le amiche e se salti una partita va bene uguale. Il fisico regge, gioco di esperienza che tanto la mia porca figura la faccio sempre, ancora un anno e poi smetto lo giuro… E intanto ne sono passati un bel po’ di anni.
Ma questa volta faccio sul serio, un po’ per i problemi alla caviglia, ma soprattutto perché mi è stata organizzata una bellissima ed emozionante partita d’addio… Che sospetto fortemente sia stata pensata apposta per invogliarmi ad appendere le scarpe al chiodo!
Ci sono una serie di cose che mi mancano, scontato dirlo lo so. Tutti quelli che si sono ritirati lo sanno benissimo. Mi manca la partita, la competizione. Mi mancano la sensazione del cuoio tra le mani e il fruscio della retina. Mi manca il cinque dopo una bella azione, lo spogliatoio, le chiacchiere con le compagne. Mi manca arrabbiarmi dopo una palla persa. Mi mancano le trasferte interminabili. Mi mancano la gioia della vittoria e la delusione di una sconfitta. Mi manca esultare dopo un canestro. Mi mancano la pasta al pomodoro e il pisolino del gameday. Mi manca sentirmi invincibile durante le giornate in cui entra tutto. Mi manca la paura di perdere nelle partite secche. Mi manca l’adrenalina dell’ultimo minuto. Mi mancano perfino le urla del coach dopo una cazzata e l’atletica del martedì.
Però certo ci sono anche un sacco di vantaggi: ad esempio ho tutti i week-end liberi, posso fare tardi e bere al sabato sera, se mi va posso organizzare un viaggio per Natale e anche per Pasqua. Ho (quasi) azzerato la possibilità di un infortunio, non devo per forza stare attenta all’alimentazione. Posso fissare cene, cinema e appuntamenti vari in qualsiasi serata senza programmare in anticipo per mesi in base agli orari di allenamenti e partite.
Ho tanto tempo libero. Ho troppo tempo libero, e non ci sono più abituata!
Per riempirlo faccio di tutto: dal ciclismo al tennis, dal trekking all’arrampicata, in attesa della stagione sciistica ovviamente. Sono diventata anche la regina dei corsi in palestra. Non ne perdo uno: functional training, step, sculp, body pump, cross cardio… E poi c’è il beach volley. Sì, dopo aver ricevuto minacce di morte da alcuni fanatici del volley anni fa (per via di un articolo sul mio blog) ora gioco anche a beach volley, e mi diverto molto. Ovviamente però rimango dell’idea che il basket sia lo sport più bello di tutti!
Smettere di giocare non è facile. Io mi sto abituando, si fa per dire… Ci vediamo agli Europei Over 40 di Malaga 2020! Perchè smetto quando voglio, ma smettere davvero di giocare non è mai facile. 🙂
Silvia Gottardi